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Le distruzione del bombardamento
del novembre 1942. |
"21 novembre 1942. Stamani mi sveglio
verso le sette e scendo con la mamma. Le vie sono cosparse di frammenti
di vetro e biancheggianti di fosforo, i negozi sembrano saccheggiati,
ma abbiamo l'impressione che gli incendi di questa notte lasciassero prevedere
il peggio. Per la strada grande animazione, crocchi presso i luoghi colpiti.
Sembra anche ci sia più gente perché i tram non funzionano.
Piazza San Carlo brucia ancora ed è piena di gente. Ero in corso
Vittorio quando incontro una mia alunna che mi dice che il Tempio è
bruciato. Viene appunto di là e mi riferisce che qualche passante
diceva: 'Sta bene agli ebrei che hanno voluto la guerra'. Vado a vedere.
L'interno è tutto distrutto e coperto di calcinacci. Tutt'intorno
quasi intatte le mura con le quattro torri. Anche la Comunità è
incendiata e la scuola pericolante".
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La prima celebrazione religiosa
alla fine della guerra. |
Così Emanuele Artom annotava nel suo
diario il fatto del giorno. Costruita poco più di mezzo secolo
prima, ammirata per i magnifici lampadari e altri ornamenti, con i soffitti
a cassettoni dipinti in oro zecchino, la Sinagoga crollò sotto
i colpi delle bombe; secondo una leggenda cittadina le macerie furono
setacciate come una miniera e da esse si trassero svariati chili del prezioso
metallo. I preziosi rotoli della legge, i libri della Torah, furono scovati
da mani sacrileghe e rivenduti al mercato del Balôn come cuoio da
scarpe.
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La Sinagoga ricostruita,
oggi. |
Gran parte dell'argenteria sacra, i libri,
i manti, altri vecchi rotoli della Legge furono sottratti alle razzie
perchè seppelliti nel cimitero, secondo un'antica tradizione ebraica
dall'attivissimo segretario della Comunità, Davidino
Momigliano e dell'altrettanto instancabile vicerabbino Giacomo Debenedetti.
Dalla parte di via Sant'Anselmo, al
numero 7 c'era l'entrata degli sposi, ora murata. L'edificio era a un
piano: ospitava le aule della scuola, normi cameroni strutturati alla
vecchia maniera, e, in fondo un grande salone per la ginnastica e la refezione.
Ivi anche gli uffici del Rabbino Dario Disegni.
Nel sotterraneo, sotto il tempio maggiore, c'era il forno dove si cuocevano
le azzime, il pane non lievitato della Pasqua ebraica.
Il bombardamento distrusse quasi interamente il tempio, bruciarono i banchi,
s'infiammò il matroneo e furono distrutti gli uffici e gli archivi
comunitari; le funzioni religiose continuarono nel non lontano tempietto
dell'Orfanotrofio.
Opere citate:
Artom E., Diari (1940-1944), a cura di P. Debenedetti e E.Ravenna, Milano,
Cdec, 1966
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