Cesare Alvazzi del Frate, partigiano

 

“2 Novembre 1943, Ada Gobetti, nell’alta Val di Susa sta organizzando la Resistenza delle bande di Giustizia e Libertà. Con suo figlio Paolo e altri compagni sta discutendo del reperimento di nuove armi. Quella sera scrive sul suo Diario: “Mentre si stava discorrendo è arrivato Cesare. Ho esitato un po’ dapprima a metterlo al corrente;  ma quando ha cominciato lui a parlare di bande, di requisizioni, di colpi, la prudenza m’è parsa inutile. Abbiamo quindi parlato apertamente. Ci aiuterà nella zona di Oulx, ch’è la peggiore della valle pei suoi elementi fascisti. S’apre così un nuovo campo di attività”.

 

Cesare è Alvazzi Del Frate. E’ amico di Paolo Gobetti. In quel novembre 1943, ha soltanto 17 anni. Di qui, l’iniziale esitazione di Ada a parlare apertamente. Ma, da quel momento, nel Diario di Ada, Cesare è una presenza costante. E la sua crescita organizzativa e anche militare è testimoniata in diretta, giorno per giorno: le prime azioni con i GL, il fitto tessuto di amicizie e di appoggi nella valle, l’organizzazione di colpi, i rastrellamenti, gli arresti, le fughe tra i boschi e le vigne, le case devastate e bruciate; il ferimento di Cesare alle mani mentre cercava di recuperare da certi proiettili i detonatori utilizzabili per le bombe a mano; il reclutamento di altri partigiani e l’organizzazione di “colpi” contro i tedeschi. Infine, l’adesione di Cesare alle formazioni autonome della Val Chisone e della Val Susa e il suo ruolo di comandante di distaccamento.
Sullo sfondo, l’antica ed accogliente casa di famiglia ad Oulx, dove dimora il padre Alessio, magistrato e indimenticato maestro di Alessandro Galante Garrone; una casa che, per Ada Gobetti, sarà sempre punto di accoglienza e centro di una vasta rete di solidarietà familiare e di comunità che ben ci racconta quanto l’azione dei giovani partigiani fosse sostenuta e sentita come propria dall’intero mondo contadino della Valle.
Cesare è scomparso all’alba di lunedì (16 gennaio). Fino all’ultimo, amico affettuoso del nostro Istituto. Costantemente presente a tante nostre iniziative. Lo ricordiamo con negli occhi lo stesso ardore che in quel novembre 1943 in pochi istanti convinse Ada Gobetti ad abbandonare la prudenza ed a fidarsi di quel ragazzo che parlava “di bande, di requisizioni, di colpi”.
Addio, Cesare. Grazie per l’ottimismo che ci hai insegnato. 

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